DIARIO DEL VIAGGIO IN ISLANDA CONCLUSO. DIARIO DEL VIAGGIO IN NORVEGIA, ISOLE LOFOTEN IN CORSO. BUONA LETTURA!

mercoledì 23 luglio 2014

Lofoten 2010: giorno 7 – Escursione al rifugio Munkebu e Å i Lofoten

Una delle escursioni “imperdibili” alle Lofoten è quella al rifugio Munkebu del DNT (il club alpino norvegese), sull’isola di Moskenesøya. Per raggiungerlo si percorre un sentiero che parte dalla località di Sørvågen, si inerpica verso l’entroterra dell’isola e arriva in quota. Il tempo di percorrenza stimato per la sola andata è di tre ore e il dislivello è di circa 450 metri (livello escursionistico). La scelta di dedicare gran parte della giornata e dei nostri sforzi all’escursione sarà ampiamente ripagata, ma relegherà la visita al vicino villaggio di Å i Lofoten in serata. L’attacco del sentiero è situato presso un gruppetto di case a qualche centinaio di metri dalla E10 verso l’entroterra. Nella sua prima parte, il sentiero è facilmente percorribile, bellissimo, bucolico e ottimamente tenuto. Passando tra radi boschetti e oltrepassato il fianco di un lago cristallino incrociamo le prime difficoltà. Il sentiero diventa piuttosto ripido su placche di granito lisce. Una fune metallica fissata ad alcuni paletti di acciaio è di ausilio per salire, con un po’ di timore per chi come noi non è abituato. Passato questo tratto si arriva a un primo altipiano, dove il sentiero serpeggia fra massi di granito e tratti paludosi in uno scenario alpino favoloso. Una bastionata granitica davanti a noi è il prossimo strappo da superare.

Lungo il sentiero
Con passo lento e costante proseguiamo a lungo la salita alternando alcuni pendii, abbastanza ripidi ma tecnicamente facili, con dei tratti in falso piano. Anche dopo tanto cammino non riusciamo ancora a vedere il rifugio, nemmeno in lontananza, quando si “apre” la visuale. In compenso riusciamo a rivedere il mare, lontano. Ci troviamo fra i 480 e i 500 metri di quota, la massima raggiunta in giornata. Il tempo passa e siamo un po’ stanchi. Alcuni dubbi cominciano ad assillarci sulla strada intrapresa, ma infine arriviamo in vista del rifugio, in fondo a una conca.

La prima vista sul rifugio

Con rinnovato entusiasmo proseguiamo sul non molto marcato sentiero, verso la nostra meta.

Il sentiero

Passando fra le ultime rocce e torbiere, giungiamo al nostro obiettivo dopo circa tre ore e mezza di cammino.

Il rifugio Munkebu e il suo laghetto

Il rifugio Munkebu è disponibile per colore che ne richiedono la chiave a Sørvågen. Quando siamo arrivati c’erano già altri escursionisti che lo occupavano per riposarsi dopo le fatiche della giornata.

Munkebu hut
Intorno al rifugio l’ambiente offre il suo meglio. Ci sono bei laghetti di acqua limpida e pulita, presso cui si può riposare tranquillamente immersi nel silenzio della natura.

Laghetto del rifugio
Dietro al rifugio c’è una vista aerea su un burrone e altri laghi montani. In questo ambiente selvaggio ci sentiamo piccoli nei confronti della Natura.

Wilderness al Munkebu
Riprendendo il sentiero del ritorno dopo esserci riposati, percorriamo i nostri passi a ritroso, osservando con più tranquillità il paesaggio. Ritornati in vista del mare, dalla quota di circa cinquecento metri, possiamo godere della vista aerea sul Djupfjorden (attraversato presso lo sbocco in mare da un ponte della E10) e su Sørvågen, da cui sta anche salendo un solitario escursionista nonostante l’ora tardo-pomeridiana. Probabilmente sta raggiungendo il Munkebu per la notte.

Djupfjorden


Verso Sørvågen

Conclusa la piacevole discesa, salvo eccezione per il tratto con la fune metallica, riprendiamo la strada per Å i Lofoten, l’ultimo villaggio di pescatori alle estremità meridionali delle Lofoten. Non è un caso che si chiami così. Infatti la lettera Å è, paradossalmente rispetto a quanto si possa pensare, l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese. La E10 termina proprio qui, in un parcheggio alla “fine del mondo”. La costa rocciosa, poco più avanti rispetto al parcheggio, è preceduta da un pratone acquitrinoso con vista diretta sul mare. Nell’atmosfera del tardo pomeriggio, quando il caos della giornata “turistica” lascia spazio al silenzio, col vento fresco sulla faccia, sembra davvero di trovarsi di fronte alla fine della terra, con l’infinito davanti. E’ una situazione particolare, da provare contemplando questo ambiente restando in rispettoso silenzio. Si legge in diverse parti che il villaggio di Å sia il più bel villaggio delle Lofoten, il più caratteristico. Qui, incastonato fra le coste ardite del fiordo ha sede il museo del merluzzo. Diverse rorbuer dislocate sulle scogliere ospitano i turisti e alcuni pescatori. Ogni scorcio rappresenta la bellezza di questo luogo, anche se nel tardo pomeriggio, purtroppo, la luce è sfavorevole per le fotografie poiché il sole finisce dietro il monte che ripara il fiordo.

Rorbuer ad Å

Con un sottofondo costante di stridore di gabbiani, osserviamo alcuni pescatori al ritorno da una battuta di pesca. Il pescato della giornata viene adagiato su un pianale di legno, in attesa di essere ripulito.

Merluzzi di Å

Il tramonto prosegue senza regalare particolari emozioni. La luce per le fotografie non è buona. Solo dopo cena riprendiamo la lunga strada verso Kabelvåg. Un belvedere all’altezza di Reine ci regala una visione magica da notte artica.

Fiordi notturni


Notte su Reine

La “magia” si rinnova più avanti. Troviamo infatti un affascinante scorcio sulla particolarissima strada che corre in questi scenari nordici, ormai nel cuore della notte. Mezzanotte è infatti passata da un po’.

Ponti autostradali della E10 nella notte

Il sonno si fa sentire, ma ci attende la nostra accogliente rorbu nel silenzio del “nostro” fiordo a Kabelvåg.

L’analisi dello scatto: “Merluzzi di Å”

Merluzzi di Å

Dati di scatto: Nikon D700, Nikkor 17-35 f/2.8 @ 22 mm, 1/200, f/16, iso 4500, mano libera 

Merluzzi di Å è una delle mie foto preferite del viaggio. La foto è stata scattata nel tardo pomeriggio, dopo una giornata all’insegna dell’escursionismo. I parametri di scatto inusuali e sbagliati sono probabilmente “il frutto” delle fatiche della giornata e di questo un poco me ne vergogno. Anche la luce non è il massimo, tuttavia la composizione e il primo piano decisamente originale sono gli elementi che contraddistinguono questa foto rispetto alle altre che ho scattato nel villaggio e non solo. Arrivati nel tardo pomeriggio in paese, le aspettative erano altissime. Avevamo sempre letto meraviglie su Å, come uno dei più bei villaggi delle Lofoten, se non il più bello. In realtà il villaggio non offre molto di più di altri abitati di queste isole. Ho trovato difficile fotografarlo in quanto non riuscivo a trovare vedute originali né tantomeno scorci cartolineschi, che pur nella “banalità” fossero veramente interessanti fotograficamente parlando. La luce non mi è stata neanche amica, in quanto il sole al tramonto non illuminava bene il paese, almeno non quando ci sono passato io. Insomma, personalmente non ho trovato la vena e l’ispirazione giuste. Nonostante ciò, il ritorno dalla pesca di alcuni pescatori mi ha portato la fonte di ispirazione, tanto da farmi guadagnare lo scatto che da solo riesce a raccontare Å: il pesce, simbolo stesso della principale attività delle Lofoten, le rorbuer nel fiordo, con la loro dislocazione caratteristica sulle rocce della montagna, sono tutti elementi che identificano precisamente il paese. Dal punto di vista tecnico qualcosa è sbagliato, in primis gli iso 4500 con un tempo di 1/200 impostati. A parte questo quello che più importa in questa fotografia è la composizione, che con l’originale primo piano e lo sfondo altrettanto importante (anche cromaticamente, grazie al rosso delle rorbuer), è molto ben bilanciata. Sono soddisfatto di aver scattato questa foto, che nel panorama delle foto che si trovano su internet di questi posti è senza dubbio “diversa”. 

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lunedì 21 aprile 2014

Lofoten 2010: giorno 6 – Velkommen til Skrova

Velkommen til Skrova letteralmente significa “benvenuti a Skrova”. Skrova è un’isola a largo di Svolvær, situata a circa quarantacinque minuti di traghetto, lungo la direttiva navale per Bodø. L’isola è sovrastata da un monte di duecentottanta metri. Nonostante la quota bassissima lo definirei comunque “monte” per via dell’ambiente veramente montano che esso offre ai suoi visitatori. Detta così sembrerebbe che si tratti di qualcosa di veramente modesto e quasi privo di interesse. Tuttavia Skrova è assolutamente da non perdere. Dalla cima del monte, raggiungibile con un’escursione su sentiero, si ha infatti una delle viste più belle che ci si possa immaginare, dritta sul “Muro delle Lofoten”. La giornata deve essere molto bella per vedere questo scenario al meglio: siamo fortunati. La luce di una meravigliosa mattinata risplende sin dal riveglio.

Luce del mattino a Kabelvåg
Il traghetto parte la mattina presto da Svolvær. Sul ponte di poppa tira un vento forte che innalza i vessilli.

Norwegian post
Non ci si può rendere conto di cosa sia il “Muro delle Lofoten”, se non ci si allontanasse da esse via mare. Un buon assaggio del “Muro” lo abbiamo già avuto a Reine, al termine della salita al monte Reinebringen, ma non è esattamente la stessa cosa. Dal traghetto invece si comincia a capire bene di cosa si tratta, e la vista è emozionante. Non osiamo immaginare cosa si possa vedere dal punto più alto di Skrova.

Panoramica sul muro delle Lofoten– cliccare sulla foto
L’unico villaggio dell’isola ospita l’attracco del traghetto e da qui partiremo verso la cima di Skrova.

Villaggio su Skrova
Una volta sbarcati abbiamo pochissimo tempo a disposizione per l’escursione. L’unico traghetto che ci può riportare a Svolvær senza dover attendere fino a tarda serata passerà solamente fra tre ore. In queste tre ore dobbiamo orientarci un minimo, salire 280 m di dislivello, avere tempo a sufficienza per contemplare il panorama e tornare indietro. Dall’attracco cerchiamo di capire bene in che punto preciso ci troviamo e, trovata la via giusta, imbocchiamo subito la stradina del paese in direzione del monte. Un caratteristico scorcio attira la nostra attenzione.

Sulla strada del paese
L’attacco del sentiero non è proprio chiarissimo, se non ci fosse un cartello di benvenuto “Velkommen til Skrova” a lato della strada asfaltata. Decidiamo di seguire il sentiero “classico”, quello giallo.

Velkommen til Skrova
Appena entrati sul sentiero, lontani dalla vista del mare, ci ritroviamo in un ambiente tipicamente montano fatto di rocce, boschetti e distese di torba. La camminata è inizialmente piacevole e per nulla faticosa. Dopo un falso piano cominciamo a salire moderatamente e senza troppi sforzi. Solo dopo aver coperto una parte del dislivello la vista si riapre verso il mare ed è già meravigliosa. Il villaggio da cui siamo partiti è ben visibile sotto di noi, con il “Muro” sullo sfondo.

Vista dall’alto
Il sentiero impenna all’improvviso e diventa un poco più complicato. Un passamano di corda è qui piantato lungo il sentiero per aiutare gli escursionisti. Alcuni passaggi su roccette sono delicati per chi non è abituato, ma è fattibilissimo. Cominciamo a sentire la fatica, poiché per rispettare i tempi dobbiamo mantenere un buon passo.

Corda sul sentiero di salita
Arriviamo infine in cima e ad attenderci c’è la vista più incredibile che ci potessimo aspettare, a trecentosessanta gradi sul mare, il continente e il Muro delle Lofoten intorno a noi. La giornata chiara e la visibilità estrema tipica dei paesi nordici rendono il panorama ancora più mozzafiato.

360° sulle Lofoten – cliccare sulla foto
Il colore dell’acqua cristallina del mare ha delle tonalità meravigliose. Le spiaggette intorno all’isola e i bassi fondali turchese danno spettacolo per il loro candore. E, come sempre, i monti che si ergono impervi direttamente sul mare contribuiscono allo scenario fiabesco.

Vista dalla sommità del monte di Skrova
Con questo meraviglioso panorama sotto di noi, mangiamo qualcosa per riprendere le energie respirando l’aria freschissima. La vista è davvero appagante. Presto, purtroppo, dobbiamo riprendere la via del ritorno. Ci rimettiamo in cammino con largo anticipo per affrontare in sicurezza la discesa. La fretta potrebbe giocare brutti scherzi. Torniamo così a Svolvær a metà pomeriggio. Ci rilassiamo per un attimo in piazza, seduti sotto al sole sentendo lo stridore dei gabbiani onnipresenti. Per il proseguo della giornata decidiamo di visitare l’ice bar, famoso per le sue sculture di ghiaccio e i sui cocktails serviti in bicchieri di ghiaccio.

Ice bar
Stanchi per la giornata e per l’accumularsi delle fatiche del viaggio ci rifugiamo nel nostro fiordo, dove ci attende una bevanda calda da sorseggiare seduti sul pontile della nostra rorbu.

Tramonto al nostro fiordo

L’analisi dello scatto: “360° sulle Lofoten”

360° sulle Lofoten – cliccare sulla foto

Dati di scatto: Nikon D700, Nikkor 17-35 f/2.8 @ 35 mm, 1/125, f/16, iso 250, mano libera

360° sulle Lofoten mostra una delle principali attrattive che Skrova offe ai suoi visitatori. Dopo una bella escursione di breve durata si può godere infatti di questa vista davvero splendida che spazia dal continente (sulla destra) fino all’estremità delle Lofoten. Con il limite delle tempistiche dettate dal traghetto ci si doveva muovere con rapidità, dedicando alla fotografia poco tempo. In queste situazioni in cui ci si ritrova limitati e non si è liberi di scattare a piacimento, è importante comunque ottenere foto “ricordo” di buona fattura, curando come sempre esposizione e composizione, le chiavi per una buona foto in ogni situazione. Le panoramiche sono perfette in queste circostanze. Infatti, con una tecnica consolidata e qualche attenzione si possono portare a casa scatti perfettamente fondibili l’uno con l’altro in un panorama che restituisca la visuale vissuta in prima persona. Ho ottenuto la panoramica col plugin di Photoshop photomerge, che è molto semplice da usare e che dà quasi sempre ottimi risultati, a patto che siano buoni gli scatti di partenza. Per gli scatti originali ho impostato l’esposizione in completa modalità manuale per avere un’esposizione omogenea ed ottimale lungo tutta la scena panoramica: fare qualche scatto di prova a diverse angolazioni aiuta molto a trovare l’esposizione che mediamente va bene. Ho inquadrato la scena cercando di rimanere il più in bolla possibile, in modo da evitare problemi dovuti alla distorsione prospettica durante la fusione degli scatti. Si deve sempre scattare in modo da sovrapporre circa 1/3 di inquadratura tra uno scatto e quello successivo. Durante la rotazione su se stessi occorre prestare attenzione a mantenere dritto l’orizzonte e a non inclinare troppo la macchina verso l’alto o verso il basso. Più si è precisi nei movimenti e migliore sarà il risultato finale. Ottenuti gli scatti di partenza, essi saranno da fondere con photomerge. Di solito utilizzo la modalità di fusione “cylindrical”. Completata la fusione è possibile ritagliare a piacimento la scena ed eventualmente editarla con un passaggio di curve/livelli per ottimizzarne il contrasto e la saturazione. In genere preferisco sempre mantenere impostazioni neutre nelle panoramiche (così la fusione sarà ottimale) e ottenere il contrasto e la saturazione voluti in postproduzione: si parla comunque di interventi minimi.

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sabato 1 marzo 2014

Lofoten 2010: giorno 5 – I vichinghi di Borg e la Venezia delle Lofoten (Henningsvær)

I vichinghi. La Norvegia fu la loro patria: dai suoi accoglienti e ben protetti fiordi le navi vichinghe salpavano alla scoperta di nuove terre da colonizzare o da saccheggiare. Conoscere questo popolo più da vicino e saperne qualcosa in più è indispensabile per arricchire l’esperienza del viaggio in questi luoghi. Nel cuore di Vestvågøya si trova la borgata di Borg, sede del Lofotr Vikingmuseet. Si tratta di un vero e proprio villaggio vichingo riportato alla luce da scavi archeologici. Entrare in questo sito consente di entrare nella storia di questo popolo, ancor di più se è in corso l’annuale festival dei vichinghi, in occasione del quale la borgata si anima come nei tempi che furono. Gli scavi hanno portato alla luce le fondamenta di diverse capanne, tra cui la più grande casa di un capo vichingo che sia mai stata scoperta. Questa casa-capanna, situata sulla cima di una bassa collina è stata ricostruita fedelmente e adibita a museo. Essa rappresenta un landmark del paesaggio dell’isola.

Borg Viking museet
Nel corso della visita scopriamo che le donne vichinghe erano molto rispettate dagli uomini. Esse gestivano e rendevano perfettamente funzionante il villaggio. Si occupavano di tante cose, tra cui la cura della capanna e l’educazione dei figli. Erano inoltre delle sarte rinomate, raggiungendo altissimi livelli nella produzione di abiti e tessuti.

Antichi strumenti per la tessitura
I vichinghi non erano solamente dei guerrieri feroci. A titolo di esempio, essi nel costruire le loro capanne cercavano di invocare dagli dei protezione e benevolenza, ponendo nelle fondamenta delle figure che richiamano la famiglia e il legame tra l’uomo e la donna.

Uomo e donna
Il villaggio sorge sulla sommità di una bassa collina immersa armoniosamente nel dolce paesaggio circostante. Lo sbocco in mare dista da qui poche centinaia di metri. Ogni villaggio vichingo aveva infatti un suo porto sul mare, raggiungibile con un sentiero nella boscaglia.

Verso il fiordo
Per lo svolgimento del festival vichingo sono state ricostruite dal vivo scene di vita quotidiane, che ritroviamo sul sentiero. Il forte fabbro del villaggio, una delle figure chiave, è al lavoro presso la sua capanna.

Il fabbro vichingo
I figuranti camminano per il villaggio per riportare in vita gli antichi abitanti del villaggio.

Scene di vita vichinga
Giungiamo infine sulla riva del mare, dove ci aspetta la ricostruzione fedele di una nave drakkar vichinga. Se salpassimo in questo momento dovremmo remare a lungo per prendere il largo nel mare di Norvegia in quanto il fiordo del villaggio è ben inoltrato nel centro dell’isola, da dove piccoli e stretti canali conducono in mare aperto.

Drakkar
Il tempo atmosferico migliora nel pomeriggio e decidiamo di raggiungere la “Venezia” delle Lofoten. Henningsvær è un altro meraviglioso villaggio tipico delle Lofoten. Situato su un’estrema propaggine di Austvågøya, esso sorge su un gruppo di isolette separate da canali. Prima di raggiungerlo da Borg e in attesa della luce morbida del tramonto, ci concediamo una tappa a Napp, un minuscolo villaggio sulla E10 che ha attirato la nostra attenzione nei giorni precedenti. Qui un porticciolo di pescatori di alto mare accoglie barche da pesca oceanica al riparo del fiordo. E’ piccolissimo angolo delle Lofoten, ma ha un “sapore” molto nordico.

Il porto di Napp
La strada per Henningsvær ci porta fino al ponte che da accesso al villaggio, presso il quale ci aspetta una grande sorpresa. Su una rastrelliera vediamo, per la prima volta in assoluto, del merluzzo ad essiccare. Di solito il pesce viene messo sulle rastrelliere intorno a febbraio e solo per i mesi invernali, quindi rimaniamo molto stupiti da questo dettaglio, che vogliamo immortalare fermandoci prima di entrare nel villaggio. Un altro tassello si aggiunge così al nostro viaggio.

Rastrelliera del merluzzo

Rastrelliera del merluzzo

Rastrelliera del merluzzo

Rastrelliera del merluzzo
Henningsvær è un’ispirazione continua per i fotografi. L’atmosfera magica che si coglie nelle fotografie è proprio quella che trasmette il villaggio. Camminare sui pontili in legno ci fa sentire come sospesi fra cielo e mare. Le tradizionali abitazioni sono disposte fisicamente lungo il canale che taglia in due il villaggio, ma agli occhi appaiono come una visione piacevolmente irreale.

Henningsvær fra cielo e mare
Il villaggio, evidentemente dedito alla pesca, offre scorci a tema che è bello cogliere osservando attentamente ciò che circonda il visitatore.

Stockfish
I pontili e le case si rispecchiano ovunque nel mare, creando effetti ottici e giochi di luce e colore che contribuiscono all’unicità di Henningsvær.

Scorci da Henningsvær

Scorci da Henningsvær

Scorci da Henningsvær
Alla luce del tramonto i colori che ci circondano diventano ancora più belli e ricchi.

Tramonto sul villaggio
Uscendo da Henningsvær riprendiamo la strada costiera che ci riporta verso la E10, viaggiando in un paesaggio da sogno irradiato di luce morbida e calda, che vogliamo immortalare ancora una volta prima di riprendere la via verso il nostro fiordo a Kabelvåg.

Tramonto sui fiordi


L’analisi dello scatto: “Tramonto sui fiordi”

Tramonto sui fiordi

Dati di scatto: Nikon D700, Nikkor 17-35 f/2.8 @ 19 mm, 1.3”, f/16, iso 200, CPL, Lee 0.9 soft grad

“Tramonto sui fiordi” è stata scattata a fine giornata, quando la stanchezza si faceva sentire. Tuttavia dinnanzi a questo scenario non potevo rischiare di banalizzare la foto scattando a mano e senza filtri, pur di fare presto. La luce si faceva sempre più bella man mano che posizionavo il mio treppiede per lo scatto. Non potevo permettermi di perdere questa fotografia, poiché il sole illuminava con una luce calda laterale tutto il paesaggio, rischiarando il manto erboso in primo piano e le varie rocce della costa e creando un effetto di tridimensionalità notevole. La tridimensionalità è ulteriormente accentuata dal contrasto fra la luminosità sul primo piano e le montagne più scure dello sfondo. Il punto di ripresa, posto a lato della strada asfaltata e sul ciglio di una scarpata non mi offriva un primo piano interessante per dare profondità alla fotografia (un masso, un tronco d’albero, ecc…). Così ho optato per rendere il primo piano, rappresentato dalla striscia d’erba, come una diagonale che, partendo dall’angolo in basso a sinistra, va ad incrociarsi idealmente con i raggi del sole, creando un certo dinamismo. Per il resto si è trattato di rendere al meglio l’esposizione, non facilissima per via del controluce e dell’elevata differenza di esposizione fra il cielo e il resto della foto. L’uso dei filtri neutri graduati in questo caso è stato fondamentale.

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sabato 15 febbraio 2014

Lofoten 2010: giorno 4 – I “gioielli” delle isole Vestvågøya e Flakstadøya

L’isola di Flakstadøya, nostra meta odierna, custodisce gioielli raffinati: l’oro bianco delle sue spiagge caraibiche, il diamante del suo mare cristallino e lo scrigno delle sue preziose tradizioni nel riparato villaggio di pescatori Nusfjord. Prima di raggiungerla, lungo la strada non vogliamo perderci le meravigliose spiagge di Haukland e Utakleiv a Vestvågøya. Riprendiamo il nostro viaggio da dove eravamo rimasti la sera prima. La giornata è incredibilmente bella e l’impatto visivo ed emozionale del paesaggio davanti ai nostri occhi è decisamente diverso. Questo luogo risplende ora di luce e colori.

Fiordo al sole
Per raggiungere Haukland deviamo dalla E10 verso l’entroterra di Vestvågøya, su una strada di campagna. La vista superba delle colorate distese di torba intorno a noi, con le montagne intorno, ci riempie gli occhi di bellezza.

Distese dell’entroterra di Vestvågøya
La spiaggia di Haukland compare alla vista dopo alcune curve della strada: ci ritroviamo in un paradiso. L’aria pulitissima e il cielo blu intenso impreziosiscono la vista di questa spiaggia bianca e finissima. Questo luogo è delimitato dai monti e per questo motivo è come se ci si trovasse allo stesso tempo al mare e in montagna: una sensazione strana, così come lo è vedere alcune pecore pascolare davanti la spiaggia. Ci sdraiamo su questa sabbia e assaporiamo un attimo di relax.

Il bianco nel verde e nel blu
L’acqua del mare è limpidissima, come se fossimo ai caraibi. Il contatto con l’acqua è però gelido. Lo proviamo di persona e ci da una vera scossa.

Acqua di cristallo
Raggiungiamo poi la seconda spiaggia di Haukland, presso Utakleiv, passando sotto un tunnel della montagna che le separa. Ancor più isolata della prima, questa spiaggia è meno frequentata e offre alla vista un ambiente più selvaggio in quanto più “isolato”.

Utakleiv
Un piccolo centro abitato è l’unica testimonianza della presenza dell’uomo su queste lande.

Abitare a Utakleiv
Riprendiamo il nostro viaggio verso Nusfjord, situato presso lo sbocco in mare aperto dell’omonimo fiordo dell’isola di Flakstadøya. Essendo ben al di fuori dal tracciato della E10, bisogna recarvisi di proposito. Giungendovi, il parcheggio turistico è in posizione rialzata rispetto al mare, presso alcune rastrelliere per l’essiccazione del merluzzo in disuso. Proprio da qui possiamo notare la bella posizione del villaggio nel fiordo, che offre i suoi primi bei scorci.

Scorcio di Nusfjord
Il cuore di Nusfjord è il suo pontile-palafitta a U lungo cui si adagiano diversi edifici in legno e su cui è stupendo camminare per respirare l’atmosfera che regna nel villaggio.

U…di Nusfjord
Le tradizioni sono qui conservate attraverso alcuni musei tematici dedicati alla pesca. La puzza di pesce è ancora viva tra le assi di legno degli edifici storici. Una vecchia foto di Nusfjord colpisce la nostra attenzione, testimoniando la piena attività dei sui abitanti-pescatori, quando le rastrelliere si riempivano e riempivano completamente a loro volta il villaggio stesso.

I tempi che furono alle Lofoten
Poco sopra il paese, su un promontorio affacciato sul mare aperto, si riesce a vedere lo stretto fiordo che si insinua verso l’interno di Flakstadøya e le montagne tutto intorno.

Vista su Nusfjord
Sebbene la tradizione e le architetture del cuore antico di Nusfjord siano ben preservate, il turismo è diventato una fetta importante della sua economia, se non la principale. Infatti numerose rorbuer di recente costruzione sono state posizionate sul fiordo. Il paesaggio non ne è però deturpato e tutto vi si fonde armoniosamente.

Residenze rorbuer del villaggio
Oltre all’antico edificio-museo dedicato alla pesca sono state istituite delle rimesse-museo di barche. Le tradizionali imbarcazioni per la pesca vi sono messe in mostra con tutta una serie di accessori a corredo delle attività marittime.

Tradizionali imbarcazioni norvegesi
Nusfjord ci è piaciuto. E’ un’altra perla offerta delle Lofoten, l’ennesima che visitiamo nel corso di questo viaggio. Lasciamo questi luoghi quasi a malincuore in direzione Ramberg, forse la più famosa spiaggia di queste isole nordiche. Effettivamente è proprio una bella spiaggia, ma la località è fin troppo turistica, beninteso mai affollata. La vista che si ha della spiaggia è meravigliosa, poiché le montagne creano una corona tutto intorno.

La spiaggia di Ramberg
Flakstadøya è un bellissimo luogo da “esplorare”. Solo così si possono scoprire bellissimi scorci che arricchiscono l’esperienza visiva e che fanno conoscere ancora meglio il territorio. Vaghiamo con l’auto lungo alcune stradine secondarie e in tal modo troviamo una bella chiesetta di legno rosso proprio a Flakstad, località che da il nome all’isola.

La chiesa rossa di Flakstad
Tutto intorno c’è un paesaggio che richiama quello di campagna, dove le persone si sono insediate per una vita solitaria, in linea con lo spirito dei norvegesi delle Lofoten.

Vite isolate
Riprendiamo infine la E10 in direzione di Kabelvåg e deviamo sull’alternativa RV815, una strada incredibilmente bella che passa in uno dei paesaggi tra i più affascinanti delle Lofoten. Il senso di isolamento che restituisce questo percorso è unico. La carrozzabile passa per boschi e tratti costieri scarsamente popolati. Intorno a noi c’è sempre la bellissima natura di questi luoghi e l’atmosfera è chiara e limpida anche quando il tempo non è dei migliori.

Allo specchio
I fiori sono costantemente nostri “compagni di viaggio”, fungendo da cornice alle viste da cartolina sui fiordi che attraversiamo.

Cartolina dal fiordo
Quando l’acqua del mare diventa uno specchio perfetto risulta proprio impossibile non fermarsi a scattare fotografie.

Fattorie sul fiordo

Lo specchio perfetto
Isolati gruppi di casette si trovano qua e la immersi nell’ambiente. Alcuni viaggiatori come noi trovano alloggio in piccolissimi villaggi di rorbuer lungo l’itinerario.

Il trio rorbuer
Montagne selvagge sono sempre sullo sfondo e svettano fiere, restituendoci una visione sempre emozionante. Alcune di queste montagne ci ricordano quelle “di casa” che conosciamo ormai bene.

Visioni lungo la RV815
Percorrere la RV815 ci fa sognare, facendoci vagare con gli occhi e con la mente. Per non fare troppo tardi non possiamo mai fermarci troppo a lungo presso i luoghi che ci colpiscono di più. Dobbiamo continuare verso Kabelvåg, che raggiungiamo giusto in tempo per rifocillarci nell’unico pub del paese, situato su una piazzetta caratteristica ed accogliente.

Piazza di Kabelvåg
L’analisi dello scatto: “Scorcio di Nusfjord”

Scorcio di Nusfjord

Dati di scatto: Nikon D700, Nikkor 17-35 f/2.8 @ 26 mm, 1/100, f/16, iso 200, CPL

“Scorcio di Nusfjord” è una di quelle fotografie che mi piacciono nonostante la luce pessima. I parametri di scatto sono semplicissimi: il classico diaframma chiuso per avere tanta profondità di campo e un tempo relativamente breve per uno scatto a mano libera. In particolare, questa fotografia racchiude in sé diversi spunti per me interessanti. Appena arrivati sul posto e parcheggiato sull’altura, vedevamo sotto di noi un interessante scorcio di Nusfjord. Tuttavia davanti ai nostri occhi, sul ciglio di una scarpata, avevamo una rastrelliera per il merluzzo in disuso e diversi cespugli di vegetazione che parzialmente bloccavano e “rovinavano” la visuale sottostante. Nonostante ciò intuivo che avrei potuto ottenere comunque uno scatto interessante che raccontasse Nusfjord includendo parte del villaggio, il suo fiordo e la rastrelliera “di disturbo”. Con il punto di vista a volo di uccello che ho scelto, sono riuscito a trasformare gli “ostacoli” in una cornice per il villaggio sottostante, valorizzando così la composizione. Non è stato semplice ottenere questa inquadratura poiché ho dovuto tenere la macchina alta sopra la mia testa, senza poter vedere nel mirino. Non volendo però scattare a caso ho avuto l’idea di attivare il Live View della mia macchina reflex. Il risultato non sarebbe stato altrettanto buono altrimenti. Grazie a questa scelta tecnica sono riuscito a controllare pienamente la fase di scatto sfruttando il monitor per ottenere una buona composizione “a distanza”. A partire dall’angolo in basso a destra ho posto diagonalmente uno dei pali della rastrelliera, che funge così da linea guida verso le casette sottostanti. Gli altri pali e cespugli sono stati posizionati nella composizione in modo da ottenere una cornice ordinata, stando attento a non tagliare le facciate principali delle case di legno. Ho curato particolarmente anche l’orizzonte, rendendolo perfettamente orizzontale con la livella elettronica del Live View della mia D700. L’uso del filtro polarizzatore mi ha aiutato nel rendere i verdi della vegetazione più pieni e la saturazione generale migliore, nonostante la luce dura di metà giornata. Personalmente ritengo che quando non ci sono condizioni di luce ottimali e, in quanto viaggiatori o escursionisti, non possiamo conciliare uno scatto al tramonto o all’alba con i nostri programmi, si possa comunque portare a casa buone fotografie curando le basi della tecnica e della composizione, ragionando con la propria testa per ottenere il meglio possibile.

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