DIARIO DEL VIAGGIO IN ISLANDA CONCLUSO. DIARIO DEL VIAGGIO IN NORVEGIA, ISOLE LOFOTEN IN CORSO. BUONA LETTURA!

mercoledì 23 luglio 2014

Lofoten 2010: giorno 7 – Escursione al rifugio Munkebu e Å i Lofoten

Una delle escursioni “imperdibili” alle Lofoten è quella al rifugio Munkebu del DNT (il club alpino norvegese), sull’isola di Moskenesøya. Per raggiungerlo si percorre un sentiero che parte dalla località di Sørvågen, si inerpica verso l’entroterra dell’isola e arriva in quota. Il tempo di percorrenza stimato per la sola andata è di tre ore e il dislivello è di circa 450 metri (livello escursionistico). La scelta di dedicare gran parte della giornata e dei nostri sforzi all’escursione sarà ampiamente ripagata, ma relegherà la visita al vicino villaggio di Å i Lofoten in serata. L’attacco del sentiero è situato presso un gruppetto di case a qualche centinaio di metri dalla E10 verso l’entroterra. Nella sua prima parte, il sentiero è facilmente percorribile, bellissimo, bucolico e ottimamente tenuto. Passando tra radi boschetti e oltrepassato il fianco di un lago cristallino incrociamo le prime difficoltà. Il sentiero diventa piuttosto ripido su placche di granito lisce. Una fune metallica fissata ad alcuni paletti di acciaio è di ausilio per salire, con un po’ di timore per chi come noi non è abituato. Passato questo tratto si arriva a un primo altipiano, dove il sentiero serpeggia fra massi di granito e tratti paludosi in uno scenario alpino favoloso. Una bastionata granitica davanti a noi è il prossimo strappo da superare.

Lungo il sentiero
Con passo lento e costante proseguiamo a lungo la salita alternando alcuni pendii, abbastanza ripidi ma tecnicamente facili, con dei tratti in falso piano. Anche dopo tanto cammino non riusciamo ancora a vedere il rifugio, nemmeno in lontananza, quando si “apre” la visuale. In compenso riusciamo a rivedere il mare, lontano. Ci troviamo fra i 480 e i 500 metri di quota, la massima raggiunta in giornata. Il tempo passa e siamo un po’ stanchi. Alcuni dubbi cominciano ad assillarci sulla strada intrapresa, ma infine arriviamo in vista del rifugio, in fondo a una conca.

La prima vista sul rifugio

Con rinnovato entusiasmo proseguiamo sul non molto marcato sentiero, verso la nostra meta.

Il sentiero

Passando fra le ultime rocce e torbiere, giungiamo al nostro obiettivo dopo circa tre ore e mezza di cammino.

Il rifugio Munkebu e il suo laghetto

Il rifugio Munkebu è disponibile per colore che ne richiedono la chiave a Sørvågen. Quando siamo arrivati c’erano già altri escursionisti che lo occupavano per riposarsi dopo le fatiche della giornata.

Munkebu hut
Intorno al rifugio l’ambiente offre il suo meglio. Ci sono bei laghetti di acqua limpida e pulita, presso cui si può riposare tranquillamente immersi nel silenzio della natura.

Laghetto del rifugio
Dietro al rifugio c’è una vista aerea su un burrone e altri laghi montani. In questo ambiente selvaggio ci sentiamo piccoli nei confronti della Natura.

Wilderness al Munkebu
Riprendendo il sentiero del ritorno dopo esserci riposati, percorriamo i nostri passi a ritroso, osservando con più tranquillità il paesaggio. Ritornati in vista del mare, dalla quota di circa cinquecento metri, possiamo godere della vista aerea sul Djupfjorden (attraversato presso lo sbocco in mare da un ponte della E10) e su Sørvågen, da cui sta anche salendo un solitario escursionista nonostante l’ora tardo-pomeridiana. Probabilmente sta raggiungendo il Munkebu per la notte.

Djupfjorden


Verso Sørvågen

Conclusa la piacevole discesa, salvo eccezione per il tratto con la fune metallica, riprendiamo la strada per Å i Lofoten, l’ultimo villaggio di pescatori alle estremità meridionali delle Lofoten. Non è un caso che si chiami così. Infatti la lettera Å è, paradossalmente rispetto a quanto si possa pensare, l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese. La E10 termina proprio qui, in un parcheggio alla “fine del mondo”. La costa rocciosa, poco più avanti rispetto al parcheggio, è preceduta da un pratone acquitrinoso con vista diretta sul mare. Nell’atmosfera del tardo pomeriggio, quando il caos della giornata “turistica” lascia spazio al silenzio, col vento fresco sulla faccia, sembra davvero di trovarsi di fronte alla fine della terra, con l’infinito davanti. E’ una situazione particolare, da provare contemplando questo ambiente restando in rispettoso silenzio. Si legge in diverse parti che il villaggio di Å sia il più bel villaggio delle Lofoten, il più caratteristico. Qui, incastonato fra le coste ardite del fiordo ha sede il museo del merluzzo. Diverse rorbuer dislocate sulle scogliere ospitano i turisti e alcuni pescatori. Ogni scorcio rappresenta la bellezza di questo luogo, anche se nel tardo pomeriggio, purtroppo, la luce è sfavorevole per le fotografie poiché il sole finisce dietro il monte che ripara il fiordo.

Rorbuer ad Å

Con un sottofondo costante di stridore di gabbiani, osserviamo alcuni pescatori al ritorno da una battuta di pesca. Il pescato della giornata viene adagiato su un pianale di legno, in attesa di essere ripulito.

Merluzzi di Å

Il tramonto prosegue senza regalare particolari emozioni. La luce per le fotografie non è buona. Solo dopo cena riprendiamo la lunga strada verso Kabelvåg. Un belvedere all’altezza di Reine ci regala una visione magica da notte artica.

Fiordi notturni


Notte su Reine

La “magia” si rinnova più avanti. Troviamo infatti un affascinante scorcio sulla particolarissima strada che corre in questi scenari nordici, ormai nel cuore della notte. Mezzanotte è infatti passata da un po’.

Ponti autostradali della E10 nella notte

Il sonno si fa sentire, ma ci attende la nostra accogliente rorbu nel silenzio del “nostro” fiordo a Kabelvåg.

L’analisi dello scatto: “Merluzzi di Å”

Merluzzi di Å

Dati di scatto: Nikon D700, Nikkor 17-35 f/2.8 @ 22 mm, 1/200, f/16, iso 4500, mano libera 

Merluzzi di Å è una delle mie foto preferite del viaggio. La foto è stata scattata nel tardo pomeriggio, dopo una giornata all’insegna dell’escursionismo. I parametri di scatto inusuali e sbagliati sono probabilmente “il frutto” delle fatiche della giornata e di questo un poco me ne vergogno. Anche la luce non è il massimo, tuttavia la composizione e il primo piano decisamente originale sono gli elementi che contraddistinguono questa foto rispetto alle altre che ho scattato nel villaggio e non solo. Arrivati nel tardo pomeriggio in paese, le aspettative erano altissime. Avevamo sempre letto meraviglie su Å, come uno dei più bei villaggi delle Lofoten, se non il più bello. In realtà il villaggio non offre molto di più di altri abitati di queste isole. Ho trovato difficile fotografarlo in quanto non riuscivo a trovare vedute originali né tantomeno scorci cartolineschi, che pur nella “banalità” fossero veramente interessanti fotograficamente parlando. La luce non mi è stata neanche amica, in quanto il sole al tramonto non illuminava bene il paese, almeno non quando ci sono passato io. Insomma, personalmente non ho trovato la vena e l’ispirazione giuste. Nonostante ciò, il ritorno dalla pesca di alcuni pescatori mi ha portato la fonte di ispirazione, tanto da farmi guadagnare lo scatto che da solo riesce a raccontare Å: il pesce, simbolo stesso della principale attività delle Lofoten, le rorbuer nel fiordo, con la loro dislocazione caratteristica sulle rocce della montagna, sono tutti elementi che identificano precisamente il paese. Dal punto di vista tecnico qualcosa è sbagliato, in primis gli iso 4500 con un tempo di 1/200 impostati. A parte questo quello che più importa in questa fotografia è la composizione, che con l’originale primo piano e lo sfondo altrettanto importante (anche cromaticamente, grazie al rosso delle rorbuer), è molto ben bilanciata. Sono soddisfatto di aver scattato questa foto, che nel panorama delle foto che si trovano su internet di questi posti è senza dubbio “diversa”. 

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