Lofoten 2010: giorno 2 – Road to Reine
Reine, presso l’isola di Moskenesøya, è uno dei principali villaggi di pescatori delle Lofoten, uno dei più belli e caratteristici in assoluto. Da Kabelvåg servono circa due ore di viaggio in macchina per raggiungerlo. Lungo la strada E10 si può godere del paesaggio incredibile di queste isole, ancor più se la luce forte, ma mai lattiginosa, del mattino illumina e fa risplendere tutti i colori della natura. Le nuvole in cielo si muovono rapidamente, creando giochi di luce e situazioni atmosferiche inusuali e sorprendenti ai nostri occhi. Questo paesaggio carico di contrasti e colori estremi è subito tutto intorno a noi, non appena imboccata la strada. Come spesso accade da queste parti, i lupini creano una sorta di proscenio colorato quasi ovunque.
La bassa marea scopre intere aree costiere, mostrandoci immense pennellate di giallo, il colore delle alghe che abbondano a queste latitudini.
Lo scenario naturale che ci sta circondando, rapendoci, è come un quadro, tanto da essere l’ispirazione artistica per un’installazione moderna a tema (Skulpturlandskap). Un grande specchio curvo posto vicino alla riva del mare riflette il paesaggio intorno creando un tutt’uno con il suo spettatore. Non a caso tale installazione è stata inserita in questo particolare palcoscenico naturale che offre l’isola di Austvågøya.
La visione di questo paesaggio è quasi irreale. Staremmo per ore a contemplarlo, immersi nel silenzio. Le montagne si ergono ripide sul mare come se ci trovassimo sulla steppa di un altipiano con vista sulle cime circostanti. Siamo fermi qui, con la meta da raggiungere ancora ben lontana.
Riprendiamo la strada in direzione di Reine cercando di resistere alla tentazione di fermarci perché i chilometri da percorrere sono ancora tanti. Tuttavia, giunti sull’isola di Flakstadøya non possiamo ignorare la vista di una meravigliosa spiaggia paradisiaca incastonata fra le montagne come un gioiello di rara bellezza.
In questo luogo ogni elemento naturale richiama la purezza: il candore della sabbia, la trasparenza e le sfumature del mare, la vista limpida sulle montagne e il cielo azzurro intenso.
Proseguendo verso Reine, arriviamo sull’isola di Moskenesøya. Su questa isola sono concentrati alcuni tra i più caratteristici villaggi di rorbuer e si possono vedere distese di rastrelliere per il merluzzo lungo le coste. Sono questi i dettagli che ti fanno capire che sei proprio in questo luogo unico che sono le Lofoten.
Reine è fantastico per due motivi. Il primo, ovviamente, è la sua tipicità. Il secondo, ma assolutamente non meno importante, è che da qui ha inizio un’escursione tanto breve quanto faticosa sul monte Reinebringen, da cui la vista è a dir poco mozzafiato.
L’escursionismo è una delle nostre passioni e qui in Norvegia è praticamente uno sport nazionale, dunque ci sono tanti sentieri scenografici e tutti ben tenuti. Non siamo alpinisti, né ci attirano i sentieri esposti e difficili; si tratta piuttosto del gusto vivere la montagna lentamente, contemplando la bellezza della natura, e della sfida di affrontare uno sforzo fisico e mentale per raggiungere una meta, mantenendoci sempre il più possibile in condizioni di sicurezza.
Ci troviamo a Reine principalmente per camminare. Anche se il villaggio è situato al livello del mare, per via della morfologia del territorio in brevissimo tempo si sale in montagna; ed è vera montagna. Infatti anche se si tratta di quote modestissime, l’aspetto selvaggio, le pendenze e la latitudine del luogo rendono il paesaggio montano delle Lofoten paragonabile a quello delle Alpi a quote ben più elevate. Il sentiero parte dalla strada, ma non possiamo prima non immortalare una cartolina di Reine, che visiteremo più tardi.
La giornata è perfetta per camminare e le condizioni sembrano davvero ottimali, tanto che il mare è uno specchio e i colori esplodono sotto il sole intenso.
Imboccato il sentiero subito dopo una galleria lungo la E10, il cammino è sin da subito complicato per un passaggio scivoloso su un lastrone di granito, quindi per la presenza di fango dovuto a recenti piogge. Alcuni tratti sono abbastanza ripidi e scivolosi nonostante gli scarponcini tecnici che indossiamo. Con fatica procediamo sul sentiero, che a dispetto dei soli quattrocento metri di dislivello pare un’impresa per via delle tante energie spese per mantenere la trazione e l’equilibrio in diversi tratti. Siamo abituati ai sentieri montani, eppure la fatica si fa sentire più del previsto. Passato un tratto particolarmente delicato arranchiamo sulla parte alta del sentiero, concedendoci diverse soste per rifiatare. In poco meno di due ore, su un sentiero dichiarato con una sola ora di percorrenza, arriviamo finalmente su una sella panoramica per la grande ricompensa. La vista è strepitosa, aerea, emozionante. Tutta la fatica provata è ricompensata. Le montagne delle Lofoten spuntano dall’acqua come se fossimo in un regno fantastico di qualche saga nordica e, da qui, sembra di volare. Siamo sul Reinebringen.
Dalla parte opposta della sella panoramica la vista è meno emozionante, tuttavia si vede chiaramente quanto il sentiero percorso sia ripido. Infatti vediamo sotto di noi la strada, che è stata il punto di partenza dell’escursione.
E’ ormai pomeriggio inoltrato quando rientriamo a Reine. Anche dopo un’escursione tanto remunerativa non ci sentiamo completamente appagati dalla giornata, siamo stanchi ed euforici allo stesso tempo. Abbiamo ancora voglia di fare e di vedere cose nuove. Nel villaggio di Reine passeggiamo sui pontili, dove il sole è caldo e confortevole.
Finalmente riusciamo a vedere più da vicino le tradizionali rastrelliere per l’essiccazione dei merluzzi. Anche esse rendono il luogo assolutamente pittoresco. Ci concediamo una pausa seduti sotto di esse per respirare l’aria buona del mare.
Il tramonto si avvicina cominciando a dipingere le montagne di un arancione delicato.
Ogni abitazione del paese è costruita in legno, persino il ristorante in cui facciamo un’ottima cena a base di pesce freschissimo. L’accoglienza è ottima e calorosa.
A queste latitudini in agosto il sole tramonta molto tardi e il tramonto dura a lungo. Alle nove e mezza di sera c’è ancora una luce calda e ricca di colore. Sui pontili del villaggio l’atmosfera è magica, benché tiri con insistenza un vento freddo. Lo stridio dei gabbiani in cielo e il fragore delle onde del mare ci accompagnano costantemente. In queste condizioni, anche la semplice vista delle rorbuer illuminate dal tramonto diventa uno spettacolo.
Gli ultimi raggi del sole indugiano nel fiordo. Resteremmo ancora qui, ma si sta facendo tardi e dobbiamo ancora rientrare a Kabelvåg.
L’atmosfera è tanto speciale che lungo la strada del rientro ci fermiamo dopo pochi chilometri lungo il fiordo presso il villaggio di Hamnøy. Da qui si può vedere uno dei paesaggi da cartolina più belli delle Lofoten, specialmente se impreziosito dalla luce calda nel cielo.
Ogni angolo della visuale dinnanzi a noi è buono per emozionarsi nei confronti della bellezza di questi luoghi, che ancora riescono a mantenere la loro genuinità.
La notte artica, ancora fiocamente illuminata dal sole sotto l’orizzonte, crea un’atmosfera da sogno che circonda noi, spettatori, e le montagne a lato delle baie.
Rimanendo davanti a questa vista il tempo passa e la luce si fa sempre più fioca.
Infine, stanchi ma pienamente soddisfatti di quello che ci hanno regalato oggi le Lofoten, torniamo a Kabelvåg. Una giornata indimenticabile è ormai alle spalle, ma il viaggio è solo appena iniziato.
L'ANALISI DELLO SCATTO: “Il fiordo di Hamnøy”
Dati di scatto: Nikon D700, Nikkor 17-35 f/2.8 @ 19 mm, 10”, f/16, iso 200, CPL, Lee 0.9 soft grad
“Il fiordo di Hamnøy” è un’altra delle mie fotografie preferite del viaggio alle Lofoten. Lo scorcio che abbiamo trovato era davvero bello, ma il tramonto non era dei migliori in assoluto. Non c’era neanche una nuvola che si potesse colorare esplosivamente, tuttavia gli ultimi raggi di luce illuminavano ancora le cime delle montagne e il cielo era comunque rosato: tutto sommato una buona luce per scattare, anche se non il massimo. In questi casi la cosa migliore è ridurre al minimo il cielo nella fotografia e concentrarsi sul primo piano. In questa fotografia il masso e le alghe creano un primo piano interessante, che insieme alla focale grandangolare danno una grande profondità all’immagine. Le alghe giallastre creano inoltre una linea guida che conduce l’occhio dal primo piano alle rorbuer sullo sfondo. Per evitare eccessive distorsioni prospettiche e dare un’ottima sensazione di profondità ho abbassato molto il punto di ripresa, a pochi centimetri dalla roccia in primo piano, alzando quanto più possibile la macchina per metterla quasi “parallela” ai muri delle rorbuer. La realizzazione di questo scatto ha richiesto qualche accorgimento tecnico fondamentale per ottenere il risultato finale. Innanzitutto ho dovuto controllare la perfetta stabilità del treppiede fra le rocce, utilizzando anche un cavo di scatto remoto per limitare quando più il micromosso, che potrebbe risultare particolarmente fastidioso sul primo piano nitido. Per eliminare vari riflessi e mostrare le belle rocce tonde sotto il pelo dell’acqua ho utilizzato un filtro polarizzatore. Anche le alghe gialle ne hanno giovato in saturazione, poiché i normali riflessi biancastri della luce sulle superfici lucide tendono a ridurre la ricchezza del colore. Infine, per evitare di bruciare il cielo, perdendone così il colore rosato, ho utilizzato un filtro neutro graduato da 3 stop con gradazione soft della Lee. Un preciso posizionamento del filtro ne rendono la transizione praticamente invisibile; inoltre la grande qualità dei Lee permette di evitare dominanti magenta “acide” come accade a volte con i Cokin.
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