DIARIO DEL VIAGGIO IN ISLANDA CONCLUSO. DIARIO DEL VIAGGIO IN NORVEGIA, ISOLE LOFOTEN IN CORSO. BUONA LETTURA!

lunedì 16 settembre 2013

Lofoten 2010: giorno 1 – Il nostro fiordo alle Lofoten

Si immagini l’aria fresca e pulita che si trova a 2500 m di altitudine in montagna, quella che riempie i polmoni di una carica pura e rigenerante. Quest’aria, se non addirittura ancora più gradevole per il profumo di pino, è quella che si respira scendendo dall’aereo a Narvik, 68 ° 43’ N 17° 42’ E, presso l’Ofotfjorden in Norvegia. Da qui prendiamo una macchina a noleggio, guidando verso le isole Lofoten su una strada che fra boschi di conifere e tratti costieri lungo il fiordo sembra di essere in Alaska. Il cielo è coperto di nubi, ma il sole ne fuoriesce da alcuni squarci radente e dorato. Il nostro viaggio a 68° N inizia in questo modo e non poteva essere migliore di così. L’emozione di un viaggio che comincia e la ricerca di nuovi orizzonti danno uno slancio vitale all’anima che cerca la sua libertà. L’ambiente che ci circonda è unico e particolare, da ammirare sin dai primi chilometri percorsi in territorio norvegese. 
Ofotfjorden
Di fronte a noi vediamo scenari da paradiso tropicale, eppure ci troviamo ben oltre il circolo polare artico. Acqua limpidissima e dalle sfumature turchesi si riversa su una spiaggia sorprendentemente chiara, tanto da coglierci di sorpresa.
Ofotfjorden
Il tempo a nostra disposizione per arrivare a destinazione è ridotto e ci costringe purtroppo a non fare troppe soste per ammirare il paesaggio. Prima del tramonto vorremmo infatti raggiungere Kabelvåg, presso cui troveremo alloggio. Imboccando l’autostrada E10, ci inoltriamo nelle isole Vesterålen, incrociando lungo la strada alcuni villaggi e case isolate in un paesaggio dove l’impatto umano è davvero bassissimo e la vita scorre lenta nel silenzio della natura. 
Vesterålen
In serata raggiungiamo Svolvær, la “capitale” delle Lofoten, dopo oltre tre ore di viaggio. La città è piccola, ma rispetto ai villaggi incontrati lungo la strada sembra una metropoli. Si tratta della tipica cittadina portuale nordica. I gabbiani volano in cielo stridendo e si sente un forte odore di merluzzo. Kabelvåg dista solo un quarto d’ora dalla capitale e si raggiunge continuando sulla E10, che si dimostra sempre e costantemente scenografica. Il nostro alloggio presso un complesso di rorbuer, le tradizionali abitazioni delle Lofoten, è situato all’imbocco di un piccolo fiordo. E’ il “nostro” fiordo, il nostro piccolo regno “incantato” perché nel corso del viaggio sarà la nostra casa e ci offrirà riparo e una visuale sempre spettacolare per gli occhi e la mente. Ci viene offerta una rorbu da sogno, costruita sul mare, con una piattaforma di legno antistante su cui sedersi a pochi metri di altezza dalla superficie del mare. L’edificio principale del complesso sorge anch’esso su palafitta.
Rorbu hotel
Durante il trasferimento da Narvik a Kabelvåg abbiamo visto favolosi lupini crescere ovunque, lungo la strada e nei giardini delle case. Questi fiori che sbocciano durante l’estate artica sono tipici della Norvegia, al punto da essere considerato il fiore nazionale. La sera, dopo esserci sistemati, ritroviamo questo spettacolo tutto intorno a noi, non lontano dalla nostra rorbu
Lupini fra le rorbuer
Cala infine la notte, ma in questo periodo dell’anno c’è sempre un filo di luce fino a notte fonda. Le nuvole si sono compattate creando la “nebbia artica”, la tipica cortina piatta e bassa di nubi che spesso si forma a queste latitudini. Presso le rorbuer l’atmosfera è magica, il silenzio preponderante. Una lucina illumina i pontili deserti delle rorbuer intorno alla mezzanotte.
Mezzanotte sui pontili
Il nostro fiordo è ora immerso nella luce fioca della notte artica. Cerchiamo di fissare nella memoria questi momenti speciali, quasi ancora increduli per aver raggiunto in una giornata di viaggio questo angolo della Terra, dopo averlo sognato a lungo. 
Una casa sul fiordo 

Il nostro fiordo in notturna

Il nostro fiordo in notturna
Siamo pronti per scoprire le Lofoten a partire dall’indomani e per i successivi giorni che saranno densi e ricchi di esperienze.

L'ANALISI DELLO SCATTO: “Mezzanotte sui pontili” 

Mezzanotte sui pontili

Dati di scatto: Nikon D700, Nikkor 17-35 f/2.8 @ 19 mm, 6”, f/11, iso 200

“Mezzanotte sui pontili” è uno dei miei scatti preferiti del viaggio. Oltre a mostrare un tipico scorcio norvegese, questa foto richiama l’atmosfera magica e silenziosa del Grande Nord. Un elemento importante per l’atmosfera della fotografia è rappresentato dalla lucina che illumina il pontile. La sua tenue luce dorata crea piacevoli sfumature tutto intorno, senza disturbare lo sguardo. Il colore della luce è complementare alle sfumature blu della luce ambientale della notte artica estiva formando, unitamente al rosso della casetta, un accostamento di colori attraente. L’orizzonte della fotografia è posto al centro dell’inquadratura, infondendo così un senso di sicurezza e quiete. Non manca tuttavia il dinamismo poiché l’occhio corre lungo tutta la fotografia grazie a diversi accorgimenti compositivi. In primo piano troviamo il pavimento del pontile, le cui ben allineate assi di legno formano una piacevole texture geometrica. La linea d’ombra proiettata dal palo sulle assi crea una linea guida che conduce alla casetta. Gli elementi architettonici “forti” come la scala di legno, la porta con la finestrella romboidale e la scritta norvegese sono invece leggermente decentrati rispetto al centro, facendo si che l’occhio spazi da una parte all’altra. A chiudere la fotografia al bordo, come una sorte di cornice troviamo invece la grondaia. Da qui l’occhio rimbalza verso lo sfondo facendo apprezzare tutta la fotografia nel suo complesso. Per questa fotografia ho utilizzato una focale grandangolare spinta. Affinché l’immagine funzionasse ho cercato di eliminare quanto più possibile la distorsione prospettica (“linee cadenti”) in fase di scatto, altrimenti il risultato non sarebbe stato assolutamente lo stesso. Per ottenere ciò ho messo in bolla la macchina su treppiede utilizzando una livella collegata alla slitta del flash. Per il resto si è trattato di scelte semplici: iso bassi per la migliore qualità d’immagine possibile, tempi lunghi e un diaframma sufficientemente chiuso per un’ottima profondità di campo.

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